Mah, la questione è complessa e semplice allo stesso tempo in realtà.
Sul sito dell'ARPA si può vedere la curva dell'ultima settimana, il PM10 è rimasto sotto i limiti praticamente dal 15 marzo sino a questo sabato.
Facile capire come mai in questo weekend c'è stato un aumento: è ritornato il freddo e la gente, essendo a casa, ha acceso il riscaldamento.
Non solo quello "normale", ma anche quello a legna.
Che è devastante, a livello di emissioni, se non si sa come mantenere un fuoco a legna nel giusto modo.
Le emissioni di PM10 sono così divise: il 33% è a carico degli autoveicoli (e sorpresa sorpresa, metà per le emissioni del motore e metà a causa di freni, gomme...e asfalto!), il 45% a carico delle emissioni domestiche (riscaldamento) e industriali.
Il resto è a carico dell'agricoltura e delle emissioni naturali...perchè sì, c'è un buon 15% di emissioni totalmente naturali di PM10.
Oddio, naturali.
Gli incendi sono una naturale emissione di PM10, ma quelli dolosi non li conterei come naturali.
C'è però un grosso problema: solo il 30% del PM10 è "diretto", per cui effettivamente emesso in atmosfera come particolato.
Il 70% si crea nell'aria intorno a noi, grazie a determinate reazioni fotochimiche.
E queste reazioni fotochimiche hanno come reagenti gli ossidi di azoto, di zolfo e composti organici volatili.
Tutti prodotti del traffico veicolare e del riscaldamento domestico/industriale.
Si sono svegliati ora scoprendo che il diesel butta in atmosfera più ossido di azoto di un benzina o di un gpl, ma si sapeva benissimo già prima.
Come si sa da anni che il PM10 è la punta dell'iceberg e quasi sicuramente quello che fa meno male, c'è il PM2,5, il PM0,1 e le nanopolveri.
La differenza, per il nostro sistema respiratorio, che passa da una palla da rugby a una biglia.
Una palla da rugby la può fermare anche il naso, la biglia ha molte più probabilità di finire nei bronchi.
Evito di dirvi da cosa è composto chimicamente il particolato, per non causarvi insonnia.
Quindi, la questione è gigantesca nella sua complessità, ma possiamo trovare dei punti base:
- Tutte le emissioni di inquinanti fanno male, ma alcune più di altre.
- Il traffico veicolare è causa di inquinamento specialmente nelle zone altamente urbanizzate
- Il riscaldamento domestico e i processi industriali sono le principali fonti di inquinamento in Pianura Padana
- Geograficamente siamo in una posizione sfigata, sempre parlando della Pianura Padana
Concludo...la diminuzione di PM10 e inquinanti si è fatta sentire una settimana dopo il blocco proprio per il fatto che i reagenti in atmosfera erano ancora lì e hanno continuato a sviluppare particolato.
Queste ultime due settimane sono state caratterizzate da un clima ventoso, specialmente in quota, che abbatte la percentuale di inquinanti, e anche da un clima abbastanza caldo, che ha diminuito l'uso del riscaldamento domestico.
Poco prima di questo weekend si è ripresentata la solita condizione sfavorevole, ovvero nessun movimento di aria, niente pioggia, una nuova ondata di freddo e la gente a casa con il riscaldamento acceso di conseguenza.
Detto ciò, la centralina della mia zona (non posso dirvi l'ubicazione, ma credetemi sulla parola) ieri segnava intorno ai 60 mg a metro cubo di PM10.
Praticamente, potevamo respirare pur con tutte le condizioni sfavorevoli elencate; senza il blocco delle auto e di buona parte delle attività industriali, ci saremmo dovuti rinchiudere in casa come al solito.
Io posseggo un auto a benzina 1400, euro 4, 130000 km, ancora in buone condizioni.
Non capisco quelli che si prendono il SUV 2500 diesel super mega iper accessoriato, fosse per me ne proibirei la vendita e la produzione.
Cambiare l'auto e tenersi al passo con i tempi è cosa buona e giusta, a mio parere.
Anche se per quanto mi riguarda, porto sempre la mia macchina ogni due anni a fare il tagliando, non ho saltato neanche una revisione e l'ho sempre trattata bene, pur conscio dei miei limiti sul "fai - da - te".
Però, non capisco come mai non si faccia la stessa cosa e non si dedichino le stesse energie per il riscaldamento domestico e le emissioni industriali.
Una caldaia vecchia e non revisionata inquinerà SEMPRE più di una macchina.
Un'industria che non prevede filtri per i suoi fumi di combustione, non aggiorna la sua caldaia e in generale non prevede piani di gestione delle emissioni, inquinerà SEMPRE E MOLTO di più di una macchina.
Avete presente la pubblicità che fa ora una nota marca di detersivi, quella per cui "se sciacqui i piatti prima di metterli in lavastoviglie perdi 38 litri di acqua"?
Ecco, mio padre si è visto la pubblicità, poi si è girato verso di me sbuffando e mi fa: "certo, e tutte quelle industrie che scaricano allegramento le loro acque di scarico perchè non hanno l'obbligo di depurarle, quanta acqua sprecano? E vengono a rompere i coglioni a me?"
Detto ciò, mio padre è uno di quelli che in questi weekend di freddo accende il camino a legna.
Ma ha un punto: è giusto nel proprio piccolo "gestire" le proprie risorse idriche e le proprio emissioni, non fosse anche per il risparmio che ne deriva.
Ma gli imprenditori e tutti quelli che non cambiano la caldaia da 30 anni e non coibentano casa propria/il posto di lavoro (specialmente se sono istituzioni statali), che stanno aspettando?
Lo stato dovrebbe intervenire, a mio parere.
Ma visto che è molto più facile prendersela con il singolo cittadino (il che ti permette di non spendere un soldo e di dare la colpa agli altri in un colpo solo), come stiamo vedendo con il coronavirus, andremo avanti così.
Ed è un peccato.
Oltre che un giramento di coglioni, lasciatemi aggiungere.
P.S. Ah e non fatemi parlare di come hanno disfato il trasporto pubblico nel Nord Italia.
Tra Trenord e le aziende private di autobus, è più semplice mantenere un'auto che effettivamente servirsi di loro.